In
Italia fu proprio la celluloide a
contribuire al successo
dell’originale prototipo allorquando
le dune buggies toccarono vette di
grande popolarità nel 1974,
all'indomani dell'uscita del film
“Altrimenti ci arrabbiamo”. Si
trattava di una co-produzione
italo-spagnola girata nella
periferia di Madrid. Il leggendario
film, resta una delle migliori
produzioni del duo Bud Spencer e
Terence Hill, al secolo
rispettivamente Carlo Pedersoli e
Mario Girotti. Nel film essi
interpretano una coppia di amici che
gareggiano per vincere appunto una
"pulce del deserto" da giocarsi poi
a “birra e salsicce”. Alla conquista
del trofeo seguivano una serie di
alterne vicende in cui veniva ad
essere coinvolta la “dune buggy”
vinta dal colore rigorosamente rosso
con tettuccio giallo. Al successo
del film e poi anche al boom di
vendite della vettura, contribuì in
modo determinante anche la canzone
di punta della colonna sonora, molto
orecchiabile, intitolata per
l'appunto “Dune Buggy” e
interpretata dalle nasali vocette
degli Oliver Onions, al secolo
fratelli G. & M. De Angelis. Si
tratta di un brano cui contribuì in
modo determinante anche la direzione
e l’arrangiamento di S. Duncan Smith
e M. Fondato (RCA Original Cast
1974). "Across the fields" di
Dandylion, C. Pedersoli, M. Fondato,
G. e M. De Angelis, costituiva il
secondo brano del film, inciso sul
retro del
45 giri. Questo il testo originale
della fortunatissima canzone con la
traduzione italiana.
DUNE BUGGY
Come with me for fun in my
buggy
Come along let's go for the
hell of it
See the faces round they're
all looking
Wonder if they'd like to
come for a ride.
I'll bet you anything
Now she's with me
There'll be no trouble
Troubles around
Bet you'll never ever get
away
Never ever get away
Dune buggy.
See the world spin round in
dune buggy
String along let's scram far
out off the ground
Never felt so good she's a
beauty
Bet she is a sight for your
poor old eyes.
I'll bet you anything
Boys on their bikes
Will have some trouble
Following us
Bet they'll never ever catch
us up
Never ever catch us up
Dune buggy.
feel like a king in my buggy
Just the crown is missin'
but that's alright
Come on people come on my
buggy
Come and feel the power of a
starry night. |
DUNE BUGGY
Vieni con me a
divertirti sulla mia buggy
Su andiamo a tutta
velocità
Guarda le facce
attorno ci stanno tutte
guardando
Mi chiedo se a loro
piacerebbe venire a fare un
giro.
Scommetterei con te
qualsiasi cosa
Ora lei è con me
Non ci saranno più
problemi
Problemi intorno
Scommetto che non te
ne andrai più
Che non lascerai più
la
Dune buggy.
Guarda il mondo
girarti attorno in dune
buggy
Fingiamo di scappare
lontano dal mondo
Non mi sono mai
sentito così bene lei è
incantevole
Scommetto che è una
visione per i tuoi poveri
vecchi occhi.
Scommetterei con te
qualsiasi cosa
I ragazzi sulle loro
biciclette
Avranno molti
problemi
Nel seguirci
Scommetto che non ci
sono mai saliti su
Che non sono mai
saliti su una
Dune buggy.
Mi sento come un re
nella mia buggy
Mi manca solo la
corona ma va bene così
Venite gente venite
sulla mia buggy
Venite e provate la
potenza di una notte
stellata. |
Altri
motivi si ispirarono liberamente
alle dune buggies tra i quali
ricordiamo: “Dune Buggy” di Big Fat
Paul, “Dune Buggy Baby” di Love
Jones e “I wish I had a dune buggy”
di Jeff’s Just Intonation.
Per
quanto concerne specificamente la
vettura protagonista del film
“Altrimenti ci arrabbiamo”, si
trattava di una Dune Buggy
assemblata dalla Puma di Roma che,
agli inizi degli anni settanta
s'impose in Italia come una delle
ditte più apprezzate del settore. Il
modello commercializzato da Adriano
Gatto, riproduceva il classico
“Deserter” americano ribattezzato e
commercializzato col nome appunto di
“Puma”. Per la sua produzione fu
utilizzato il pianale e la meccanica
del Maggiolino Volkswagen per un
costo all’epoca di £ 1.300.000 con
motore revisionato o £. 440.000 in
scatola di montaggio. Questa Buggy
poteva essere dotata anche di tetto
rigido, porte con apertura ad ala di
gabbiano e perfino riscaldamento
(novità assoluta per un mezzo di
questo tipo). Per girare il film
furono utilizzate due vetture uguali
rigidamente rosse con tettuccio
giallo, di cui una, per esigenza di
copione andò distrutta in un rogo in
seguito ad una collisione. Nel film
si notano le fiancate laterali
percosse da strisce bianche, che
appaiono bombate e chiuse, e la
parte anteriore dove è visibile
subito sotto al cofano con la
scritta “PUMA” un vistoso spoiler
che si porta ai due lati fino a
congiungersi con i parafanghi
anteriori. Ambedue le vetture
utilizzate non avevano il paraurti
anteriore e montavano una fanaleria
a dir poco eccessiva: alla coppia di
fari anteriori si sommavano una
coppia sul roll-bar, una sull’ampio
spoiler anteriore ed un’altra ancora
sulla cornice del parabrezza che
curiosamente, era senza parabrezza e
ciò sicuramente per necessità
prettamente fotografiche allo scopo
di evitare fastidiosi riflessi sui
vetri. Altresì è facile avvedersi
della mancanza dei tergicristalli
anteriori e delle targhe di
immatricolazione.

Accanto alle «pulci del deserto»,
l'azienda fondata da Adriano Gatto
si dedicò anche alla semplice
trasformazione Custom del Maggiolino
1200 dotandolo di parafanghi
allargati in vetroresina, di cerchi
da 14 pollici con pneumatici
ribassati e sedili anatomici.
L'elaborazione del Maggiolino
prevedeva inoltre la modifica
dell'avantreno per migliorare
l'assetto e l’adozione della
marmitta cromata tipo “California”.
In seguito, negli anni
Ottanta, la Puma passò alta
costruzione di una vettura sportiva,
la “GTV”, sempre realizzata sul
pianale del “Maggiolino” e
disponibile in kit di montaggio.
Dotata di carrozzeria in vetroresina
e di linea particolarmente
accattivante ed aereodinamica, la
GTV riprendeva alcuni concetti
estetici espressi da sportive del
passato come la griglia sul lunotto
posteriore che ricordava molto
quella della Lamborghini "Miura",
fari carenati, cerchioni da 14
pollici adatti ad ospitare
pneumatici 205/70 ed interni
particolarmente curati completi di
una strumentazione di tutto rispetto
(sedili anatomici, volante con
corona rivestita di pelle, leva del
cambio cromata). Sulla "GTV" si
accedeva sollevando l’intero hard
top incernierato anteriormente che
costituiva la parte superiore della
carrozzeria dalla linea di cintura
in su. Lunga 4.2 metri, larga 1.8
metri, alta 1.1 metri, questa coupè
era una "tutto dietro" spinta dal
quattro cilindri boxer raffreddato
ad aria di l385 cc e di 35 CV di
potenza massima installato sul
"Maggiolino". Gli ultimi modelli
montarono anche il “1500” da 5O CV
sempre della Volkswagen. La velocità
della “GTV 1300” dichiarata dal
costruttore era di 150 all'ora ed il
consumo di 7 litri per l00
chilometri. La ditta romana mise in
vendita anche un analogo modello
denominato “GTV-033”. Questa
sportiva, anch'essa disponibile in
scatola di montaggio, era di aspetto
simile alla “GTV” dalla quale
differiva per i fari anteriori non
carenati e per la possibilità di
asportare per intero l’hard top
lasciando il solo parabrezza
anteriore come su una spider. Su
quest’ultimo modello poteva, a
richiesta, essere montato il ben più
performante quattro cilindri boxer
Alfa Romeo di 1186 cc rafferddato ad
acqua, in grado di sviluppare 63 CV
a 6000 giri che gli permetteva di
raggiungere i 180 Km/h. La Puma
produsse anche alcuni esemplari di
una vettura con linea ispirata ad
una Jeep denominata “Ranch” che,
sebbene usufruisse sempre del motore
VW 1385 cc, utilizzava un telaio
originale di tipo tubolare al posto
del solito pianale Maggiolino.
Per saperne di più sulle mitiche creazioni di Adriano Gatto
visitate il sito
www.pumaclub.it |